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grafosecondo

6. Osservazioni casuali

Quella sera non si parlò del mondo né della sua presunta struttura. Serena era distratta, un po' sovrappensiero e non ci si riusciva ad articolare nessun discorso compiuto. Saltava da palo in frasca con le sue solite osservazioni casuali, ognuna con uno stato d'animo, un'espressione del volto, tutte differenti. Tutte vagamente arroganti. Manuele era stato in passato molto infastidito da questo atteggiamento inconcludente, non lo capiva proprio. La ragazza sembrava, si atteggiava, forse era seria in ciò che diceva, ma ciò che diceva era scollegato, pasticciato e anche senso comune.
Ci volle del tempo perché Manuele capisse che era semplicemente Serena che diceva di Serena, o meglio diceva Serena. Era uno sfogo di pura solitudine in cui l'interlocutore non aveva alcun ruolo, o meglio aveva il ruolo dello spettatore al cinema: starsene seduto al buio. Nessun film si proietterebbe in una sala vuota, ma ogni film pretende che la sala gremita sia anche silenziosa e buia. Che non si veda e non si senta.
Per quanto la cosa potesse sembrare buffa tra due persone, all'interno di una coppia, di questo Manuele non riusciva proprio a sorridere. E se ne stava ad ascoltare silenzioso, sperando che finisse presto. Tentare un'obiezione avrebbe portato ad un litigio certo, e un litigio certo è anche un litigio evitabile.

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