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5. Le piante dell'amministratore

Il tempo passava e Manuele si era perso ancora una volta. Capitava che il suo pensiero gli sembrasse come una di quelle palline legate alla racchetta. Per quanto il cervello-racchetta lo colpisse con forza questo tornava indietro. Per quanto si affaticasse nel definire qualcosa di altro da se, si ritrovava sempre a ripassare i principi della sua visione del mondo. Ad affinarli e limarli sotto ogni punto di vista, a renderli buoni ad ogni occasione. Guardandosi intorno si trovò a pensare che un giorno la sua opinione sarebbe stata come le piante dell'amministratore: inutile necessità.
Serena aveva messo l'acqua a bollire sul fuoco, senza coperchio. Aveva avvicinato una sedia ai fornelli e se ne stava ad osservare la pentola. La giornata l'aveva trascorsa interamente al tavolo da disegno, a tirar linee sugli enormi fogli bianchi. Aveva voglia di guardare qualcosa che si muovesse, che non fosse previsto e che non la impegnasse. Si dice che l'acqua si rifiuti di bollire alla presenza di uno spettatore, ma ci si sbaglia. In realtà essa si rifiuta solo di fronte ad uno spettatore impaziente, Serena non lo era. Aspettava Manuele ed osservava l'acqua: prima o poi la porta si sarebbe aperta e le bolle sarebbero comparse.

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