Manuele preferiva attraversare il parco sia la mattina che la sera, al ritorno. Era febbraio e le mattine d'inverno erano deserte e inospitali, con tutte le loro forme aguzze e scivolose. Le sere invece erano profonde, sembrava si andasse sempre più verso un abisso; come se il mondo non sarebbe mai più tornato a galla per il nuovo giorno.
In quella tarda ora d'inverno i viali del parco davano spettacolo d'assurdo: il buio si faceva concavo e convesso, il selciato era un po' stropicciato ed un gatto attraversava il paesaggio in diagonale, camminandoti sopra la testa.
Manuele si sentiva l'unica superficie su cui due rette parallele non si sarebbero mai incontrate, l'ultimo naos della ragione, ed insomma così noioso.
A pochi minuti da lì Serena stava sicuramente abbandonando il suo pianeggiante regno popolato da carte, spaccati e qualche retta solitaria. Spiccava un piccolo salto dallo sgabello, planava a piedi nudi per le stanze, fissava il frigo per un po' e trovava posto su una delle sedie della cucina. Che fare per cena?
grafosecondo
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