La biblioteca si estendeva per l'intero piano terra di un edificio trecentesco che era stato monastero in origine; nel tempo aveva assunto quasi ogni funzione uno spazio coperto può accettare. Manuele l'aveva conosciuto poco prima che una sua parte diventasse biblioteca. Gli interni, almeno quelli che ospitavano i libri, erano spogli e massicci, solo qualche decorazione sui capitelli. Le piccole finestre lasciavano entrare fasci di luce brillanti d'estate e proteggevano dal freddo l'inverno. Il tutto dava l'idea di un forte: quei muri innalzati per trattenere il mormorio tenue delle preghiere si erano ben adattati a conservare il pensiero. Alla prima visita di Manuele numerosi falegnami stavano ancora lavorando su librerie e altri arredamenti. Nonostante il rumore il futuro impiegato s'era potuto permettere una passeggiata astratta, gustando come fosse piacevole errare per quegli spazi in preda ai più svariati ragionamenti.
La spoglia biblioteca possedeva inoltre un piccolo gioiello: un chiostro. Manuele aveva visitato più volte i due piani superiori occupati da uffici e sovraintendenze, ricchi di affreschi. Ma il chiostro a cui solo dalla biblioteca era possibile accedere gli permetteva di non provare invidia per quei burocrati circondati d'arte. Si trattava di uno spazio d'aria accuratamente circondato e ornato con una passione tutta viva e visibile. Manuele aveva chiesto che la sua scrivania fosse vicino alla porta che dava appunto sul chiostro, al confine tra questo e la biblioteca. L'aveva fatto per comodità, e anche un po' per apprensione: teneva sempre d'occhio chi passeggiasse là fuori.
grafosecondo
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