Eppure Manuele non riusciva a sfuggire alle parole, alle loro lettere in riga e alle righe in colonne. Si poteva incontrare al massimo qualche a capo come una buca, non certo un burrone.
Le pile di libri erano quanto di più solido sapesse immaginare: parole su parole, righe su righe, pagine su pagine, volumi su volumi. Così si ergevano le altissime torri della ragione, e lassù si appollaiava Manuele. Le scalava con testardaggine solitaria, abbrutito dalla fatica. Raggiunta la cima provava un tuffo al cuore nel misurarne l'altezza con la proiezione dello sguardo. Ecco il salto, un lancio al rovescio. Perché non v'è altro fine per la più ardua delle scalate se non quello di poter raggiungere il più profondo abisso. Così Manuele si figurava la conoscenza umana: una scalata e un salto nel vuoto per perforare la superficie e allontanarsi da lei nel senso opposto alla sua normale.
grafosecondo
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