Finito di mangiare Serena aveva cominciato a sparecchiare la tavola e mettere in ordine. Ma Manuele si era imposto e l'aveva fatta sedere per occuparsi lui del resto. Da quando era tornato a casa gli era sembrata un po' stanca: doveva aver lavorato molto o doveva essersi sentita molto sola quel pomeriggio. Infine Serena s'era zittita: Manuele lavava i piatti e lei lo stava a guardare.
Serena aveva un particolare amore per la forma delle cose, da intendersi come oggetti. Un'altra di quelle peculiarità che avevano spesso lasciato Manuele interdetto. Lei sceglieva tutto in base ad un criterio che non aveva nulla di costitutivo di un criterio.
In fondo è un architetto, aveva osservato Manuele in passato, cercherà ciò che incontra il suo gusto e si abbina alla sua produzione artistica. Si era perciò spinto fino alle domande dirette per scovare il criterio di scelta di Serena. Ma si era dovuto arrendere di fronte alla ”evidenza”. Lei non andava oltre quella, né in un senso, dentro l'oggetto, né nell'altro, dentro se stessa. Era come se, trovatasi di fronte ad un oggetto piacevole, Serena cominciasse a passeggiare contenta sulla superficie di questo. Manuele osservava quello sguardo che errava, ma non era perso. L'aveva vista passeggiare su palazzi, soprammobili, quadri, montagne e persino libri.
Lui osservava lo stesso oggetto e subito si trovava trasportato dalle rapide della fantasia e del ragionamento. In una mano il cannocchiale dell'analogia, nell'altra il microscopio del nesso. Quasi si dimenticava d'esser dov'era, e lui, sì, si perdeva. Arrivava a farsi girar la testa dal troppo lavorar di pensiero.
grafosecondo
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento